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Le regioni che diventeranno rosse la prossima settimana

Published by
Cinzia Zadro

Le regioni a rischio stretta nella prossima settimana: due nuove rosse e sei arancioni. Occhio a Campania, Liguria, Veneto, Umbria, Toscana, Veneto e Emilia Romagna 

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Le regioni che potrebbero diventare arancioni la prossima settimana: Lazio osservato speciale

Da un’Italia quasi tutta gialla, stiamo per passare ad un’Italia quasi tutta arancio-rossa. Questo virare verso tonalità più scure accompagna quanto sta avvenendo nel nostro Paese: un peggioramento della situazione epidemiologica.

In tutta Italia si assiste infatti ad aumento dei contagi – seppur in maniera più lenta e non più esponenziale – e a una diminuzione dei posti in Terapia Intensiva e nei reparti. L’ultimo DPCM prevede una risposta proprio nel caso dell’aggravarsi delle condizioni, ovvero che la regione in crisi passi ad un regime più severo. Con in fondo lo spettro di un lockdown generalizzato.

La suddivisione dell’Italia in tre livelli di rischio, che corrispondono a tre diversi scenari, permette di non penalizzare troppo l’economia e quelle aree dove l’epidemia è sotto controllo e contemporaneamente di dare sollievo alla sanità li dove è invece sotto stress. Ma il rapido evolversi della situazione potrebbe presto far scivolare alcune regioni in un altro scenario e di conseguenza in altre misure.

Le regioni che diventeranno arancioni o rosse

Sono 21 i criteri stabiliti dal Comitato Scientifico per stabilire se una regione debba trovarsi in un regime giallo, arancione e rosso. Il famoso RT, l’indice di contagio, è uno di questi, assieme ad altri come il numero di posti letto disponibili, lo stress ospedaliero, le risorse e altri.

Quando il premier Conte ha firmato il DPCM ha inserito nella fascia rossa quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Calabria e Valle d’Aosta), in arancione due (Sicilia e Puglia) mentre tutte le altre sono state classificate come gialle.

I dati a cui il Governo aveva fatto riferimento erano quelli del 25 ottobre. Superati già dai fatti. Così a distanza di pochi giorni numeri alla mano alcune regioni potrebbero lasciare l’area gialla e finire in arancione e rosso.

Le regioni a rischio

Ci sono al momento sette regioni che sono particolarmente attenzionate. Due potrebbero passare dal giallo al rosso, le altre da giallo ad arancione. Intanto già una zona, l’Alto Adige, è diventata rossa per ordinanza del suo governatore.

La Campania e la Liguria potrebbero diventare rosse, mentre Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Veneto potrebbero diventare arancioni. Il passaggio di una regione da una zona di minor rischio a una di maggio rischio è immediato, mentre il processo contrario, ovvero da maggior rischio a minore, prevede 15 giorni di stabilizzazione dei numeri.

Il governo può intervenire solo a livello regionale, mentre è il Governatore a poter applicare delle ordinanze su determinate province trasformandole in zone rosse. Dunque se in una regione c’è una situazione di netto contrasto di diverse provincie il presidente di Regione deve trovare un accordo con il Ministero della Salute.

  • Provincia Autonoma di Bolzano – è diventata rossa
  • Campania – potrebbe diventare rossa o arancione
  • Liguria – potrebbe diventare rossa o arancione
  • Umbria – potrebbe diventare arancione
  • Toscana – potrebbe diventare arancione
  • Emilia Romagna – potrebbe diventare arancione
  • Veneto – potrebbe diventare arancione

Provincia Autonoma di Bolzano è zona Rossa

La Provincia Autonoma di Bolzano è la prima ad aver cambiato regime: è diventata da oggi zona rossa. Il continuo aumento dei casi – 781 nuovi casi in appena 24 ore su un totale di soli 2998 tamponi – ha spinto il governatore Arno Kompatscher a firmare un’ordinanza che istituisce di fatto un lockdown in tutto l’Alto Adige.

Già il 3 novembre il presidente Kompatscher aveva dichiarato zona rossa 11 comuni, ora il provvedimento si estende a tutta la provincia. Niente scuola – didattica a distanza per tutti – chiusi tutti i negozi, parrucchieri compresi, e spostamenti solo per comprovate esigenze.

Campania, il caso: arancione o rossa?

Quando il premier Conte ha illustrato la suddivisione dell’Italia in molti si sono stupiti di vedere la Campania classificata come gialla quando da giorni i telegiornali ripetevano di numeri in aumento e il governatore De Luca dalle sue dirette gridava l’allarme.

La decisione di inserire la Campania in zona gialla è stata presa in quanto a livello regionale i suoi dati sono in linea con quello scenario. L’RT è inferiore a 1.5, meno di altre regioni come il Lazio ad esempio. Ma ci sono delle provincie dove invece la situazione è di gran lunga superiore con un RT a 2 e ospedali in affanno, queste sono Napoli e Caserta. Walter Ricciardi consigliere scientifico del ministro della Salute, ha sentenziato “per Napoli ci vorrebbe il lockdown”.

Intanto i cittadini escono e invadono il lungomare e i ristoranti per la passeggiata sotto il caldo sole di Novembre, facendo preoccupare le autorità. “La Campania è zona gialla perché il governo ha interpretato la situazione al 25 ottobre che era migliore perché avevano assunto misure più cautelative rispetto al resto del Paese – ha detto all’Ansa Italo Giulivo coordinatore dell’Unità di Crisi della Regione Campania – Il governo guarda il colore nello specchietto retrovisore e questo vuol dire che abbiamo lavorato bene sulla prevenzione. Io penso che con l’analisi dei nuovi dati, prevista nei prossimi giorni, potremmo diventare zona arancione e ciò confermerebbe le nostre preoccupazioni. Sarei perplesso se dovessimo rimanere zona gialla”.

Liguria, aumento dei posti occupati

Altra regione a forte rischio è la Liguria. In questi giorni si è riempita dei fortunati lombardi che posseggono una seconda casa al mare e che hanno pensato di fuggire dalla restrizioni della loro regione. Peccato però che nei prossimi giorni le stesse restrizioni potrebbero arrivare anche in Liguria.

Il numero dei posti letto occupati per Covid ha infatti abbondantemente superato il tetto imposto dal Ministero della Salute come soglia limite prima del rischio del collasso ospedaliero, ovvero il 30%. Al momento in Liguria si registrano occupati il 42% dei posti di Terapia Intensiva e il 66% dei posti ordinari. E a preoccupare è anche la velocità.

Intanto la Procura di Genova ha dichiarato di star “verificando se i dati inviati corrispondono alla realtà”, una presa di posizione che ha fatto infuriare il Governatore Giovanni Toti: “È grottesco che qualcuno da Roma, per ripararsi dalle proprie responsabilità, metta in dubbio i nostri dati”.

Le altre regioni che potrebbero diventare arancioni

Se Campania e Liguria sono quelle più vicine allo scenario 4, ovvero alla situazione di elevato rischio di collasso ospedaliero e di epidemia fuori controllo, anche altre regioni presentano valori preoccupanti. Come abbiamo detto a far passare da una zona all’altra sono 21 coefficienti, questi sono solo alcuni dei dati.

L‘Umbria è vicina al 50% dei posti occupati in ospedale. La regione a trazione leghista era già da settimane in lotta con lo scarso numero di letti disponibili. Al momento il 50% dei posti in terapia intensiva è occupato da malati covid. Lo stesso in Toscana con un aumento dell’indice RT registrato negli ultimi giorni.

L’Emilia Romagna presenta una situazione variegata con alcune provincie con un indice superiore a 1.5. In generale però la pressione sugli ospedali si sente: 31% i letti occupati in Terapia Intensiva. Ed è l’RT a preoccupare anche per il Veneto.

Ci sono poi regioni da tenere sotto occhio Lazio e Marche: la situazione non è ancora allarmante, ma il numero dei posti letti disponibili sta diminuendo troppo velocemente. I valori soglia dei reparti ordinari sono stati già superati in entrambe le regioni.