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Pedopornografia | Smantellata rete online: arresti e denunce

Published by
Redazione

Pedopornografia online: è stata smantellata oggi una pericolosa rete online di pedofilia. Arresti e denunce nella Capitale

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Pedopornografia | Smantellata rete online: arresti e denunce (Getty)

Va operazione della polizia postale di Venezia, che nell’ambito dell’operazione denominata “Cassandra”, per il contrasto della pedopornografia online. Sono 16 i decreti di perquisizione e gli arresti. Denunciate 16 persone, alcune di queste con precedenti specifici. Sono accusati di divulgazione, cessione e detenzione di grandi quantità di immagini, video e foto pornografiche con minori. Le attività di indagine, fanno sapere le forze dell’ordine, sono state lunghe e complesse. Coordinate dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, si è sviluppata con l’analisi di chat di messaggistica e analisi dei dati informatici. In particolare, nella lente di ingrandimento è finito il social “Kik”, che ha portato all’identificazione di 16 utenti italiani che si scambiavano materiale proibito.

Pedofilia online: nel mirino il social “Kik”

(Photo by ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

Nonostante queste persone si celassero dietro l’anonimato, la polizia postale è arrivata a loro tramite l’individuazione degli IP (gli indirizzi internet) e l’utilizzo di nickname sempre uguali ha permesso una più facile identificazione. Sono stati sequestrati migliaia di file: il più “vecchio” del gruppo ha oltre 60 anni, il più giovane appena 23. Si tratta di persone comuni, come operai, impiegati, fattorini. Sequestrati anche decine di apparecchi elettronici, tra questi computer, e smartphone o tablet. Finiti in manette un 60enne di Mantova e un giovane di 30 anni di Mantova, ma anche un 50enne trentino e un 40enne di Modena. Individuati e cancellati alcuni canali del social “Telegram”, e individuati pure alcuni casi di “revenge porn”. Molti di questi file erano imprudentemente archiviati su piattaforme “cloud”, quindi direttamente online. Eliminando il supporto fisico, gli indagati pensavano di farla franca: ma così non è stato.

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Pedofilia online: nel mirino il social “Kik” (Getty)

GS